NON ESISTONO BAMBINI CATTIVI LA SCUOLA NON PUÒ E NON DEVE LASCIARE INDIETRO NESSUNO

In risposta all’articolo del Gazzettino: “Scolaro violento si barrica in classe” del 28 Novembre 2013

Non esistono bambini cattivi e quando si scrive e si parla di bambini che per diversi motivi reagiscono ad un ambiente non idoneo ad ospitarli (ICF Classificazione Internazionale del Funzionamento: mette in relazione la salute e l’ambiente, la disabilità è intesa come una condizione di salute in un ambiente sfavorevole) bisognerebbe avere la competenza per farlo, per evitare luoghi comuni e alimentare inutili pregiudizi e stereotipi.

Tutti i bambini desiderano far parte del gruppo, quando questo li viene impedito, il desiderio aumenta e quando ne hanno l’occasione si comportano nel modo in cui gli altri li riconoscono, dentro gli stereotipi. Il gruppo si aspetta i suoi comportamenti “sbagliati” e li provoca o incita anche indirettamente, perché il suo posto nel gruppo è quello.

Creare un ambiente favorevole si può nel rispetto della dignità della persona. La famiglia, la scuola, la società ha a disposizione tutti gli strumenti per farlo, basta volerli conoscerli e utilizzarli a favore del bambino che vive un disagio provocato dall’ambiente in cui si trova.                                                                                                                                             ICF-CY: Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute per bambini (Children) e adolescenti (Young) è basata sulla CONVENZIONE DELLE NAZIONI UNITE SUI DIRITTI DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENTE (1989), CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALL’ARTICOLO 23 «I bambini, ragazzi e adolescenti mentalmente o fisicamente disabili devono condurre una vita piena e decente, in condizioni che garantiscano la loro dignità, favoriscano la loro autonomia e agevolino una loro attiva partecipazione alla vita della comunità»       L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), attraverso l’ICF, propone un modello di disabilità universale, applicabile a qualsiasi persona, normodotata o diversamente abile. Ognuno di noi può trovarsi in un contesto ambientale precario e ciò può causare disabilità.  La disabilità è un’esperienza che tutti, nell’arco della vita, possono sperimentare. Per una persona con difficoltà in ambito scolastico (di qualsiasi natura: fisica, psichica o sensoriale) bisogna intervenire sul contesto sociale costruendo reti di servizi significativi che riducano la disabilità.

Vorremmo dire ai genitori dei compagni, insegnanti, dirigenti e tutte le persone che ruotano intorno al bambino che s’è trovato a reagire ad una situazione di disagio *“…..che non è lo svolgimento del programma la cosa più importante della vita scolastica degli alunni d’una scuola, ma la capacità di crescere insieme costruendo relazioni che permettono di conoscere sé stessi e l’altro. Il programma è funzionale alla crescita, non sono i bambini che sono funzionali al programma…… Forse questi genitori che vogliono ritirare i loro figli non sanno che non si sceglie di avere un figlio disabile e che avrebbero potuto averlo anche loro. E allora perché chi è più fortunato vuole erigere dei muri per dividere, discriminare, ferire? ….” Perché non sono stati formati e informati su come creare un ambiente idoneo ad accogliere la disabilità.

È molto difficile inserire bambini con problematiche comportamentali all’interno delle strutture sociali, ma questo non vuol dire che devono essere esclusi, ma che l’impegno di tutte le parti in causa deve essere messo in campo, informando e formando sulle modalità d’approccio che bisogna intraprendere per creare un ambiente favorevole alla persona da accogliere. “…La disabilità è scomoda, ma credere di poterla nascondere ai propri figli per “immunizzarli” dal dolore e dalle fatiche di mettersi in gioco è un errore gigantesco. Quanto più ricco è un bambino che si fa un sacco di domande sul compagno più sfortunato e cerca di interagire con lui rispetto a un altro che conosce tutto il programma e non riesce a vedere l’altro da sé?… I bambini sono più realisti e liberi da pregiudizi degli adulti. Se un altro bambino non si comporta come loro, chiedono “perché”, fanno delle domande, non discriminano naturalmente. Se il compagno “diverso” entra a far parte del loro mondo, essi lo accolgono, e facendo questo, imparano a rispettare l’altro diverso da se. Questo li farà diventare persone migliori…”

L’ICF-CY ha esteso il suo piano d’azione al PLAY FOR ALL, un ambiente favorevole è dato anche dalle possibilità che si offrono per stimolare la socialità coltivando le proprie passioni e abilità, basato sull’ARTICOLO 31 della Convenzione Onu sui Diritti Dell’infanzia e dell’Adolescente: ”Hai diritto, al riposo, al tempo libero, a giocare e a partecipare ad attività culturali (ad esempio la musica, il teatro e lo sport)” Rocco può arrampicare su pareti alte 15 metri, come Lorenzo può ballare l’ Hip-Hop e Matteo correre la maratona, così come Martina può tirare con l’arco, Angelica cantare, Alessandro giocare a calcio e Cristian a rugby e voi non saprete mai chi fra questi ragazzi è disabile, perché a loro è stata data la possibilità di riconoscere e coltivare le proprie abilità e passioni, di stare in compagnia e riposare in un ambiente favorevole.

Abilmente Insieme                                                                                                                        *La Stampa Mercoledì 25 Settembre 2013 Lettere e Commenti  http://www.lastampa.it/2013/09/25/cultura/opinioni/lettere-al giornale/lettere-del-settembre-H6x3fNTWK8ErOXpjFTBCWO/pagina.html

 

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